Categorie
sanità

Numero Verde Malasanità

Purtroppo, al giorno d’oggi si sente spesso parlare di malasanità. Ma come definire se c’è davvero responsabilità medica o meno?

Si parla di malasanità quando si verifica un errore, da parte del medico o della struttura sanitaria, che può provocare danni alle persone; per esempio: interventi maldestramente eseguiti, complicazioni evitabili…

Da questo paragrafo di certo è più facile comprendere se si è stati vittime o meno.
Ma in caso affermativo cosa fare? Ad oggi la soluzione è più “semplice”.

È stato istituito il numero verde della malasanità, che seleziona per TE i migliori avvocati specializzati in ambito di responsabilità medica; esistono, infatti, legali che concentrano la loro attività solo in questo campo.

La scelta del giusto avvocato è fondamentale per ottenere il risarcimento, la specializzazione ne settore risulta, infatti, la miglior garanzia di successo.

La conoscenza del proprio campo, la possibilità di avvalersi di una squadra di consulenti medici, la meticolosa informazione del cliente nel percorso legale e i casi di successo sono sicuramente tra i principi su cui puntare in fase di scelta.

 

Categorie
Attualità Business Fashion & Moda Formazione Lavoro Salute e Benessere

COSMOPROF: PIÙ MERITOCRAZIA E FORMAZIONE IMPRENDITORIALE PER I PARRUCCHIERI

Appuntamento fisso dell’ultimo giorno di Cosmoprof, la fiera dedicata alla bellezza professionale, il convegno della Camera Italiana dell’Acconciatura CIA ha puntato sul confronto generazionale, portando sul palco i big dell’acconciatura italiana e i giovani di talento per un dialogo all’insegna della condivisione e del confronto. Tra gli argomenti emersi la richiesta da parte dei giovani di una sempre maggior formazione di qualità, ritenuta un elemento chiave da oltre la metà degli intervistati per l’indagine annuale CIA. Sul tema è stato chiamato a intervenire Lelio “lele” Canavero, il trainer di impresa da oltre vent’anni al fianco di migliaia di acconciatori, che ha sottolineato come «oggi il talento e la passione non bastano più; è necessario sviluppare il business con la stessa sicurezza, la stessa passione, gli stessi risultati con cui si esegue un taglio o una piega. I parrucchieri devono evolvere da “artigiani” a “imprenditori della bellezza”. Per farlo devono portare al centro della loro attività il marketing. Devono fare pr e devono essere in grado di individuare e gestire una squadra anche fuori dal salone, composta da professionisti che vanno dal grafico al web marketer, dal social media manager al commercialista».

Dall’indagine della CIA emerge un maggior ottimismo sul futuro del settore. Essenziale il ruolo delle Associazioni di categoria e dell’industria nello sviluppo del comparto, sottolineato più volte, con un richiamo ad una «sempre maggior meritocraziaevidenzia Canavero -. L’affermazione del talento italiano nel settore dell’acconciatura, in Italia e all’estero, passa anche attraverso la visibilità e gli show: bisogna dare la possibilità di salire in pedana a chi ha veramente i numeri per poter segnare nuove tracce indipendentemente dagli interessi economici delle aziende».

Canavero ha portato al Cosmoprof il suo programma formativo, che promette di evolvere i parrucchieri da “artigiani” a “imprenditori della bellezza”, e Creatori di autostima, il suo secondo libro, le cui tappe di presentazione stanno facendo il sold out in tutta Italia: 9 capitoli per 472 pagine, l’unico testo così corposo dedicato esclusivamente ai parrucchieri, che approfondisce il percorso evolutivo necessario per affrontare le sfide del mercato e che prende il via con l’individuazione della propria ‘differenza’, ovvero la specializzazione. Il libro accompagna il lettore lungo quello che l’autore definisce il Marketing Progressivo™, ovvero la sequenza di strategie ed azioni che il parrucchiere deve mettere in campo per rendersi riconoscibile sul mercato e trasformare, fase dopo fase, gli sconosciuti in clienti.

 

Cosmoprof, accogliendo nei suoi spazi il percorso formativo che sta letteralmente rivoluzionando il mondo dei parrucchieri e dei barbieri, conferma la propria vocazione di vetrina innovativa del settore hair&beauty, ponendo accanto al prodotto la crescita professionale e imprenditoriale della categoria. Categoria che negli ultimi anni sta soffrendo di una preoccupante stagnazione. Secondo i dati più recenti forniti da UnionCamere (dicembre 2017) sono infatti 102.841 imprese registrate a fine novembre 2017 contro le 102.509 del 2016 (+0,3%) e le 103.092 del 2012 (0,2%), in un periodo in cui i consumi si sono ridimensionati con forti riduzioni di incassi e margini di guadagno.

Inoltre una recente analisi di Canavero sui saloni italiani restituisce un’immagine del settore sintetizzabile in tre numeri: sei, tre, uno. Ovvero, su dieci saloni di acconciature sei sono in forte difficoltà, tre sono quelli che ‘vanno avanti’ e uno è il salone che, a dispetto del periodo, continua a prosperare, a conquistare clienti, e a crescere per scontrino medio e profitti. La stessa analisi rivela che l’85% dei parrucchieri realizza solo il 15% dei profitti, mentre il 15% di essi ne realizza l’85%.

 

Per ribaltare la situazione e tornare a far crescere l’intero settore è necessario un cambio di pelle, che trasformi il parrucchiere in ‘imprenditore della bellezza’. Non sono pochi quanti hanno già intrapreso, con successo questa trasformazione: soltanto negli ultimi sei anni Canavero ha formato oltre 5 mila tra parrucchieri e collaboratori. Nel 2017 sono stati circa 1.000 i parrucchieri italiani che hanno intrapreso il percorso. Oltre il 20% ha duplicato o triplicato il fatturato, metà di loro presentano incrementi a doppia cifra (media superiore al 22%); in alcuni casi i saloni sono passati da 3 a 8 dipendenti, gli scontrini medi sono cresciuti di 11 euro in meno di un anno e ogni mese i clienti sono spesso raddoppiati, senza contare che di pari passo è cresciuto anche il tasso di fidelizzazione.

 

Categorie
Attualità Business Fashion & Moda Formazione Lavoro Salute e Benessere

LA FORMAZIONE IMPRENDITORIALE DI LELE CANAVERO PER LA PRIMA VOLTA AL COSMOPROF

Spazzola e marketing, taglio e comunicazione, phon e social media management, piega e gestione del team, ovvero porre sullo stesso piano competenze tecniche e capacità imprenditoriali: è questa la ricetta che sta portando sempre più parrucchieri al successo e arriva per la prima volta al Cosmoprof di Bologna (la fiera dedicata al settore hair&beauty, che si svolge dal 15 al 19 marzo 2018) con il programma formativo “Imprenditori della Bellezza” di Lelio “lele” Canavero, il trainer di impresa specializzato in hair&beauty da oltre vent’anni al fianco di migliaia di acconciatori. «Finito il tempo del ‘tutto per tutti’, oggi è necessario avere una differenza forte, ovvero una specializzazione – spiega Canavero –  bisogna poi essere bravi a comunicarla, sia internamente sia esternamente, occorre definire e attirare la clientela in target, ed infine occorre gestire il team e il salone con attitudine e capacità imprenditoriali».

Presente nella sezione Spot on Beauty, padiglione 35 stand A71, Canavero porta in fiera il suo programma formativo che promette di evolvere i parrucchieri da “artigiani” a “imprenditori della bellezza” e di sviluppare il business con la stessa sicurezza, la stessa passione, gli stessi risultati con cui si esegue un taglio o una piega, a patto di trasformare la propria mentalità in direzione imprenditoriale. Ci sarà anche occasione di conoscere “Creatori di autostima”, il secondo libro di Canavero, le cui tappe di presentazione stanno facendo il sold out in tutta Italia: 9 capitoli per 472 pagine, l’unico testo così corposo dedicato esclusivamente ai parrucchieri, che approfondisce il  percorso evolutivo necessario per affrontare le sfide del mercato e che prende il via con l’individuazione della propria ‘differenza’, ovvero la specializzazione. Il libro accompagna il lettore lungo quello che l’autore definisce il Marketing Progressivo™, ovvero la sequenza di strategie ed azioni che il parrucchiere deve mettere in campo per rendersi riconoscibile sul mercato e trasformare, fase dopo fase, gli sconosciuti in clienti.

 

Cosmoprof, accogliendo nei suoi spazi il percorso formativo che sta letteralmente rivoluzionando il mondo dei parrucchieri e dei barbieri, conferma la propria vocazione di vetrina innovativa del settore hair&beauty, ponendo accanto al prodotto la crescita professionale e imprenditoriale della categoria. Categoria che negli ultimi anni sta soffrendo di una preoccupante stagnazione. Secondo i dati più recenti forniti da UnionCamere (dicembre 2017) sono infatti 102.841 imprese registrate a fine novembre 2017 contro le 102.509 del 2016 (+0,3%) e le 103.092 del 2012 (0,2%), in un periodo in cui i consumi si sono ridimensionati con forti riduzioni di incassi e margini di guadagno.

Inoltre una recente analisi di Canavero sui saloni italiani restituisce un’immagine del settore sintetizzabile in tre numeri: sei, tre, uno. Ovvero, su dieci saloni di acconciature sei sono in forte difficoltà, tre sono quelli che ‘vanno avanti’ e uno è il salone che, a dispetto del periodo, continua a prosperare, a conquistare clienti, e a crescere per scontrino medio e profitti. La stessa analisi rivela che l’85% dei parrucchieri realizza solo il 15% dei profitti, mentre il 15% di essi ne realizza l’85%.

 

Per ribaltare la situazione e tornare a far crescere l’intero settore è necessario un cambio di pelle, che trasformi il parrucchiere in ‘imprenditore della bellezza’. Non sono pochi quanti hanno già intrapreso, con successo questa trasformazione: soltanto negli ultimi sei anni Canavero ha formato oltre 5 mila tra parrucchieri e collaboratori. Nel 2017 sono stati circa 1.000 i parrucchieri italiani che hanno intrapreso il percorso. Oltre il 20% ha duplicato o triplicato il fatturato, metà di loro presentano incrementi a doppia cifra (media superiore al 22%); in alcuni casi i saloni sono passati da 3 a 8 dipendenti, gli scontrini medi sono cresciuti di 11 euro in meno di un anno e ogni mese i clienti sono spesso raddoppiati, senza contare che di pari passo è cresciuto anche il tasso di fidelizzazione.

Categorie
Attualità Business Hi-TECH Intrattenimento Smartphone e tablet Tecnologia

CON I-SET FOTO E RIPRESE PROFESSIONALI

Foto, video ed economia circolare. C’è un intreccio importante tra questi tre elementi: è infatti in arrivo sul mercato italiano un dispositivo che permette di utilizzare le foto e videocamere già in possesso potenziandone le funzioni.

Economia circolare è il termine che definisce un sistema economico progettato per potersi rigenerare da solo. Nasce dal concetto secondo cui i rifiuti non esistono e che modularità, versatilità e adattabilità sono da privilegiare in un mondo in veloce evoluzione. È in questo contesto che si va a porre I-Set, un kit componibile a seconda delle esigenze, che si aggiunge e si adatta ad attrezzature video già in possesso, ne permette il controllo da remoto attraverso l’app, e automatizza compiti di regia, come far ruotare con precisione la telecamera, azionare e spegnere la registrazione, regolare la messa a fuoco, visualizzare un’anteprima delle riprese, scattare foto e motorizzare uno slider, controllando direttamente la velocità di movimento. Il risultato è una ripresa professionale con l’apparecchiatura già in possesso.

Come prevede la circular economy, si va ad innovare qualcosa che c’è già.  Portando a nuova vita le attrezzature foto e video, I-Set punta infatti a ridurre i costi di produzione e cercare soluzioni a prezzi ragionevoli per ottimizzare le proprie risorse. Le case di produzione indipendenti e i videomaker non professionisti (come youtubers, bloggers, coach), infatti, hanno sempre più bisogno di produrre video di alta qualità a prezzi contenuti.

I-Set consente così di rispondere a due esigenze: rendere più performanti attrezzature video senza dover rinnovare il proprio hardware e contestualmente contribuire all’economia circolare ed alla sostenibilità ambientale prolungando la durata di attrezzature esistenti; questo perché si propone come soluzione low cost all’interno di un mercato caratterizzato da prezzi molto elevati.

«Ci rivolgiamo – spiega Ilaria Chiesa, ideatrice di I Set e fondatrice di Rec Tv Produzioni –  a quella grande fetta di mercato rappresentata da un’utenza di appassionati e semiprofessionisti che, scegliendo I-Set non solo potranno fare un upgrade delle loro attrezzature spendendo un terzo di quanto spenderebbero per cambiare hardware, ma potranno anche incidere sensibilmente sulla circolarità dell’economia continuando ad utilizzare le proprie attrezzature».

Il kit I-Set è formato da 1 dispositivo core che permette tutti i movimenti e le funzioni e 2 adattatori per camere e slider. Le funzioni sono completamente e facilmente controllate da smartphone, sia per Android che per Ios. Sarà disponibile sul mercato a partire dal 30 marzo in pre-order sul sito www.i-set.it . Il costo finale è di 799 euro, ma per alle prime 100 prenotazioni è riservato uno sconto pari all’IVA.

Le azioni che I-Set fornisce per le telecamere sono:

  • Scatta foto
  • Anteprima foto (se previsto dal produttore della telecamera)
  • Imposta timelapse in rotazione
  • Gira motore
  • Inizia video
  • Fine video
  • zoom ottico (dipende dal produttore della telecamera).
Categorie
Attualità sanità

Malasanità? Intervista all’avvocato Bruno Sgromo, specializzato in casi di malasanità.

A condurre l’intervista Tiberio Timperi, noto presentatore Rai.

Avvocato Bruno Sgromo, esperto in malasanità a Roma, quando inizia l’avventura e come?

L’avventura inizia circa 10 anni fa e diciamo che all’epoca, chiaramente, questo era un argomento meno sensibile. Oggi si parla in particolar modo di responsabilità professionale medica, anche perché c’è un’attenzione particolare oltre che da parte dei media, anche da parte del governo stesso. Tant’è che in itinere oggi alle camere una legge che cambierà qualcosa in questo ambito.

Come stiamo messi in Italia con il nostro sistema sanitario rispetto allo scenario europeo?

L’Italia si attesta in linea, diciamo, con i paesi del mediterraneo come numero di denunce. La Germania ci supera del cinquecento per cento, quindi direi che spesso e volentieri quest’attenzione, è giusto che ci sia ma spesso, ho notato essere spropositata.

Qual è il caso più frequente che lei si trova ad affrontare?

Diciamo che non c’è una casistica frequente, si può dire che sicuramente il più alto numero di segnalazioni ci arrivano in ambito oncologico. Poi chiaramente, sicuramente, per importanza vi è quello ostetrico- ginecologico, passare poi alla neurochirurgia, alla chirurgia, all’ortopedia, eccetera.

Dunque, 10 anni fa non c’era la cultura del rivolgersi a lei. Lei è stato tra i primi, se non il primo ad usare quello che gli americani chiamano Legal Marketing. Ci spieghi meglio.

Si, chiaramente è stato l’approccio a internet che ci ha consentito di comunicare in modo più diretto con i cittadini.

Poco ortodosso, dieci anni fa, possiamo dire.

Più che poco ortodosso, poco utilizzato. Chiaramente, poi vi erano anche per noi avvocati delle norme deontologiche che non ci consentivano la pubblicità, poi piano piano anche queste si sono evolute e oggi possiamo, con le dovute accortezze, anche noi rivolgerci agli utenti con una pubblicità che sia adeguata chiaramente alla deontologia.

Come funziona, mi faccia capire, perché in Italia il rischio del “furbetto” è sempre in agguato e dietro l’angolo?

Si, diciamo che in questo settore, io credo, questo rischio non esista. Nel senso che la valutazione sulla responsabilità sia fatta preventivamente da uno studio specializzato; così come facciamo noi e fanno altri studi specializzati o che la faccia il giudice con un proprio consulente è difficile che ci sia il “furbetto”. Perché viene spedita questa consulenza; che sia appunto o preventiva o spedita dal tribunale o dal giudice; che viene per altro effettuata dai medici.

Si, però io voglio capire. Se vengo da lei nel suo studio e impegno il suo tempo e però sono un “furbetto”, in teoria dovrei essere fermato in quel momento, neanche andare avanti.

E sicuramente viene fermato in quel momento. Perché nel momento in cui viene proposto il caso e noi facciamo una selezione preventiva di questo caso e non ha buon esito, nel senso che i nostri consulenti, i medici specialisti ci dicono: “no, non è un caso tutelabile”; noi a quel punto diciamo a questo furbetto /cliente la sua azione non è perorabile.

Ho detto furbetto, ma può essere anche di una persona che si fa una sua idea sugli iter o che magari è convinto e poi… ha torto.

Si, questo accade spessissimo. Perché tutti nel momento in cui si rivolgono a noi sono convinti ci sia un caso di responsabilità medica. E spesso questo, chiaramente, non c’è. Non lo decidiamo noi come studio, i nostri consulenti, il nostro staff di specialisti medici decide se c’è o no responsabilità.

Quanti dei casi che le vengono sottoposti poi vanno avanti?

Diciamo che noi, in linea di massima, portiamo avanti il 10% dei casi che ci vengono sottoposti. Proprio perché facciamo una selezione molto rigida all’origine.

E quanti di questo 10% arrivano poi a dama?

Diciamo che in un periodo di breve medio termine l’80%, poi i restanti casi hanno bisogno di tempistiche più lunghe per arrivare a definizione.

Quanto giocano i tempi rilassati, a voler essere carini, della giustizia italiana.

Oggi ci sono degli strumenti che ci da il nostro codice di procedura civile che consentono di restringere questi tempi, l’accertamento tecnico preventivo è uno di questi, il giudizio ex articolo 702 bis è un altro strumento che ci consente appunto di restringere i tempi.

E’ una sorta di corsia preferenziale?

E’ un giudizio sommario con tempi ristretti rispetto ad un giudizio ordinario.

Un’altra caratteristica che in qualche modo è una sua specifica il Pay for result, di cosa si tratta?

Il pagamento in base al risultato viene mutuato all’esperienza americana. Il cosiddetto contingent frigrement, ci consente di sottoscrivere con il cliente un patto, secondo il quale, i nostri onorari e gli onorari dei medici che lavorano per noi vengono retribuiti solo ed esclusivamente a risultato ottenuto. Cioè nel momento in cui il cliente ottiene il risarcimento.

Quindi di fatto non paga nulla.

Di fatto non rischia nulla e non paga nulla certo.

Questo si chiama anche in un altro modo… patto…

Si, una volta si chiamava patto di ruota lite; oggi patto di ruota lite… diciamo che la legge è un po’ sibillina e non esiste più il patto di ruota lite ma ci è consentito comunque di lavorare in termini percentuali.

Se lei dovesse decidere di farsi operare, sceglierebbe una regione rispetto ad un’altra in Italia?

No, in ogni regione abbiamo delle ottime strutture, devo dire, non si può. Un errore umano viene spalmato, a mio avviso, in modo uniforme in tutta Italia. Non ci sono regioni migliori rispetto ad altre.

A proposito di errore umano. La medicina non è una scienza esatta: piaccia o meno. Come la mettiamo con l’errore umano del medico?

D’altronde lo dice la parola stessa: errore umano. Per cui capita ed è giusto che il paziente in questo caso sia risarcito se ha subito un danno in sede civile

Medicina difensiva, un argomento molto dibattuto. Se non sbaglio c’è anche una legge in itinere e molti medici la vivono un po’ male l’idea di essere sempre sotto una spada di Damocle. Che da una parte responsabilizza ancora più del dovuto; e dall’altra però in qualche modo blocca o almeno potrebbe bloccare in alcune situazioni ulteriori passi del medico. Mi rendo conto che è un campo minato questo…

A mio avviso, è importante fare una selezione all’origine, studi legali o strutture che si occupano di responsabilità professionale medica, è importante che facciano una selezione dei casi all’origine. Quindi che venga accertato dall’inizio se effettivamente è stato commesso un errore in ambito sanitario o no. Perché non si può denunciare il medico a prescindere, bisogna prima avere una perizia stilata da un consulente specialista che individua il nesso di causa tra l’errore medico e il danno subito dal paziente. Dopodiché è giusto che il paziente agisca per il ristoro economico susseguente al danno.

Parlando di malasanità quando ci si trova impelagati da una parte c’è il dolore dall’altra c’è un legittimo sentimento di voglia di giustizia; ma in mezzo, come cardine probabilmente, c’è la paura di affrontare un percorso ignoto. Lei in qualche modo accompagna…

Certo, e non bisogna avere paura. Perché se il cittadino vanta un diritto è giusto che questo diritto venga in qualche modo soddisfatto. L’importante è rivolgersi a strutture che siano specializzate e quindi professionali, che facciano un vaglio preventivo del caso e che quindi riescano ad individuare quello che è il nesso di causa tra l’errore del medico e il danno e che possano, quindi, rassicurare il cliente nel senso di una eventuale futura azione giudiziaria che li possa portare al risarcimento del danno.

Quando si entra in uno studio legale si vede una laurea e quindi si presuppone che quella persona, quel professionista sia abile e arruolato, però purtroppo non sempre è così. Perché può capitare in ogni categoria professionale che ci sia quello bravo, quello meno bravo e quello che invece… e allora qual è l’aspetto da tenere ben in mente. Qual è il valore aggiunto che il suo studio offre rispetto ad altri? Visto che ormai siamo in un regime di libera concorrenza.

Certo. A mio avviso per selezionare uno studio è importante che venga individuata quella che è la casistica dello studio. Di quanti casi e della qualità degli stessi che vengono in qualche modo seguiti dallo studio; e poi ancor più importante è lo staff medico, più che medico legale, medico specialistico che offre il servizio di consulenza ai clienti stessi. Questo vuol dire che se viene un cliente che ha avuto un problema di natura oncologica, lo studio deve avere un oncologo che possa in qualche modo individuare il nesso di causa, quindi la responsabilità eventuale. Oncologo in caso di oncologia. Neurochirurgo in caso di neurochirurgia e così via.

Quanti casi ha affrontato da dieci anni a questa parte?

Non saprei dare, sinceramente, un numero, ma tanti.

Ce n’è uno che le è rimasto nel cuore?

Uno che mi è rimasto nel cuore, sicuramente uno dei primissimi, legato, posso fare il nome perché so di poterlo fare, della famiglia Caiazzo. Il caso di un bambino che è nato con una tetraparesi spastica a seguito di una sofferenza postumo ischemica è stato rivelato da un consulente del giudice una responsabilità nella gestione del parto e quindi poi successivamente nella gestione post natale.

E lei è rimasto in contatto con questa famiglia?

Si, ci sentiamo…

Come sta adesso…

Il bimbo, purtroppo, a seguito della tetraparesi spastica non si possono avere dei miglioramenti significativi, comunque è accudito da persone per bene …

Se dovesse lanciare un messaggio al mondo della medicina, se dovesse parlare ad un medico, per responsabilizzarlo ulteriormente, perché come abbiamo visto il sistema sanitario in Italia funziona c’è una percentuale, che piaccia o meno, fisiologica legata all’errore umano. Lei in base alla sua esperienza, cosa direbbe?

Facendo una considerazione che è quella che in Italia ci sono degli ottimi medici, e questo è un bene dirlo; forse una maggiore sensibilità e una maggiore vicinanza con i pazienti. Perché quello che riscontro e che spesso mi dicono è che c’è un distacco quasi incolmabile tra il paziente e il medico. Sotto proprio per il profilo dell’emotività, della sensibilità.

Invece al legislatore cosa direbbe?

Ad un legislatore, io devo dire che la legge, l’ultima legge sulla responsabilità professionale medica che è stata presentata alla camera della quale redattore è un deputato dal nome Gelli, è stata e la considero una buona legge sia per chi sta da questa parte che a tutela dei medici. Ora è passata al vaglio del Senato e mi auguro non ci siano dei significativi stravolgimenti, perché così com’è tutela ambe le parti.

Poi le leggi vengono interpretate dai giudici.

Certamente, però i giudici fanno il loro. Lavorano in modo puntuale. L’importante è la selezione dei consulenti dei giudici. La selezione dei medici che andranno, come consulenti, a vagliare la documentazione per capire se c’è o no la responsabilità.

In conclusione, l’Avvocato Bruno Sgromo cosa direbbe, all’avvocato Bruno Sgromo?

Allora, mi consiglierei di mantenere la concentrazione e la passione che ho partendo dal presupposto, e sapendo con umiltà, di poter sempre migliorare.

In questo campo quanto conta l’umiltà?

Penso che in qualunque campo abbia un’importanza non di poco rilievo